Natale
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La mia mamma, sul suo blog, ha cominciato una serie di articoli sul metodo Tomatis. Nella sua introduzione scrive, a proposito di un libro di Tomatis: "Si conclude con una frase che per me era ed è tuttora il massimo “affermerò che ciò che conta nell’esistenza dell’uomo, è la fortuna di scoprire Dio stesso.”"
In questa stagione di Natale, questo commento mi fa pensare alla ragione per la quale Dio si è incarnato. Dio ci insegna nella Bibbia: "Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna." (Giovanni 3:16) Questo figlio non era semplicemente un figlio di Dio, come insegna il mormonismo, o un'incarnazione dell'angelo Michele, come insegnano i testimoni di Jahova, o un profeta, come insegna l'Islam, ma Dio stesso. Nel quattordicesimo capitolo del vangelo di Giovanni:
Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto ... Chi ha visto me, ha visto il Padre; ... Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. (Giovanni 14:6-10)
Dunque "la fortuna di scoprire Dio stesso" è la fortuna di scoprire il Cristo della Bibbia: questo Gesù bambino che celebriamo a natale che ha vissuto 33 anni (Dio e uomo), che è stato crocifisso per i nostri peccati, che è risuscitato, e che adesso è seduto alla destra del padre (non perché sono due, ma perché il padre è solo spirito, ma il figlio è anche corpo risuscitato). L'avete scoperto voi il Cristo della Bibbia? No? Potreste cominciare con leggere il vangelo di Giovanni.